Lo staff di Pro Natura Abruzzo

Lo staff di Pro Natura Abruzzo

giovedì 23 gennaio 2014

Alberi per il giorno della Memoria 2014

ALBERI PER IL GIORNO DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio 1945 le truppe russe abbatterono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, trovandosi davanti l’orrore dello sterminio nazista. Una data simbolo che ricorda la fine della più grande tragedia dell’Umanità e che è stata riconosciuta come Legge dallo Stato Italiano il 20 luglio 2000. “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaiodata dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria“, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».    
Per commemorare le vittime dell’Olocausto, la mattina del 27 gennaio la Riserva Naturale Guidata Sorgenti del Pescara in collaborazione con le associazioni ambientaliste “Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo” e “Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio” (CONALPA) si impegna a piantare giovani alberi   nell’area pic-nic della Riserva.
Nel pomeriggio, il CONALPA procederà anche alla messa a dimora di giovani alberi presso il giardino botanico “Parco dei Ligustri” a Loreto Aprutino, sede dell’associazione. 
Dichiara l’assessore all’ambiente del Comune di Popoli, Giovanni Diamante : “l’albero che affonda saldamente le radici nel terreno e protende i rami verso il cielo rappresenta quasi una sintesi della condizione dell’uomo fortemente ancorato a questo mondo ed alle sue contraddizioni ed allo stesso tempo teso verso una dimensione superiore fatto di purezza e giustizia. Con l’auspicio che questo gesto simbolico di messa a dimora di alberi sia la base la nascita di una rinnovata coscienza foriera di Pace”.
 “Il sentimento malvagio della guerra e dell’odio va combattuto con l’educazione alla bellezza e alla Madre Terra” spiega Piera Lisa Di Felice, Direttore  della Riserva Naturale Guidata Sorgenti del Pescara e  Coordinatrice di Pro Natura Abruzzo e “auspichiamo che questo gesto di piantare alberi per la Pace diventi qualcosa di irrinunciabile e di fondamentale per far crescere i cittadini ed educare al meglio le giovani generazioni”.

 “L’albero”, spiega il presidente di CONALPA Alberto Colazilli, “è sempre stato il simbolo della Vita e della Pace. La sua chioma protegge l’Umanità dalle sciagure e le sue radici mantengono ben salde il terreno. Attraverso la messa a dimora di alberi la nostra associazione si impegna a promuovere anche il concetto di Pace e di Fratellanza tra i popoli, perché l’albero è un essere vivente pacifico, produttore di ecosistemi e grande aggregatore sociale”. 


Articolo sul "Centro" del 26 gennaio 2014




































COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.

Appello per la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla luce dell'ultima condanna al risarcimento danni a LTF.

Da far girare con ogni mezzo.

COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.
CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.
Il tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data 7/1/2014 depositata in data 14/1/14 ha sentenziato: "dichiara tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di loro, al pagamento a parte attrice [LTF] di euro 191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;" oltre al pagamento sempre a LTF di euro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40. La causa civile era stata intentata da LTF perché a suo dire gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010. I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino – Lyon.
Quella notte, all'autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all'area per impedire l'avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne.
Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento.
LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la CONSEPI spa, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro IVA compresa. Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno. In merito la CONSEPI SPA nella relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente:
“Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al amassimo del loro svolgimento.”  ….“La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano.”  …. “L’onere sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei sondaggi.
Infatti LTF aveva stipulato con la CONSEPI, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa CONSEPI per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati già oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.
Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a CONSEPI è sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF (Ufficio antifrode europreo) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito, con la lettera Prot. N° OF/2010/0759 in data 29/10/2013 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili”
Il fatto che tutta l’inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire all’U.E. che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.

Ora gli avvocati del movimento presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.
Il MOVIMENTO NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.
Non a caso sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere la protesta”.
Il MOVIMENTO NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare. Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia,  chiede a tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e buoni.
Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.

ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.
Aiutateci a resistere, grazie.
MOVIMENTO NO TAV

I contributi devono essere versati esclusivamente sul conto corrente postale per le spese legali NO TAV:
Conto BancoPosta Numero: 1004906838
Intestato a: DAVY PIETRO CEBRARI MARIA CHIARA

IBAN: IT22L0760101000001004906838

giovedì 16 gennaio 2014

Comunicato del 16/01/2014 del Parco Nazionale della Majella. Lupo ucciso preso al laccio.

Le uccisioni di lupi si susseguono in Abruzzo. Questa volta vittima di un laccio è un lupo, trovato morto a Sant'Elia, nel Comune di Caramanico. I lupi vengono considerati pericolosi: ma questa è una falsa convinzione, frutto di antichi retaggi culturali e della scarsa conoscenza della specie. 
"Cappuccetto Rosso", "I tre porcellini", "Il Pierino" una fiaba russa Prokofiev, devono sempre confrontarsi con il lupo: e se si va sempre più indietro nel tempo non è possibile non ricordare la fiaba "Il lupo e l'agnello" di Fedro. Ma il lupo è cattivo solo nelle favole e il timore verso questo animale ha radici ancestrali e rappresenta la paura per ciò che non riusciamo a comprendere. Infatti il lupo è illusivo e misterioso per sua stessa natura, in realtà è il baluardo della fauna appenninica e non solo. 


Comunicato del 16/01/2014 del Parco Nazionale della Majella.


Lupo ucciso nel Parco Nazionale della Majella.

CARAMANICO TERME. SECONDO CASO DI LUPO PRESO AL LACCIO

Nei giorni scorsi, il personale del Parco Nazionale della Majella  impegnato nelle attività di monitoraggio intensivo sul lupo, avviate nell’ambito del Progetto WolfNet,  attraverso il controllo costante degli spostamenti e dei movimenti dei lupi dotati di collari GPS  ha rilevato una situazione anomala e si è di conseguenza immediatamente attivato, congiuntamente con il personale del CTA del Parco, nella ricerca, rinvenendone il corpo ormai senza vita. Purtroppo l’esemplare maschio di due anni e mezzo è rimasto vittima di un laccio a strangolo posizionato nella zona di Sant’Elia, nel Comune di Caramanico Terme. Il lupo non ha avuto alcuna possibilità di salvarsi poiché è rimasto intrappolato con il collo con conseguente strozzamento. Una morte sicuramente cruenta e non immediata nonostante gli inutili tentativi del lupo di liberarsi.L’uso del laccio a strangolo è un metodo di caccia illegale e non selettivo purtroppo molto diffuso in Abruzzo. Una diabolica trappola, in genere piazzata lungo i camminamenti abituali degli animali. Può colpire le zampe o il tronco, fatto più comune per cinghiali, cervi e caprioli,  oppure prendere il collo, portando alla morte per strangolamento. Ed è quello che purtroppo è accaduto in questo caso.“Un gesto che non resterà impunito” dichiara Oremo Di Nino, direttore del Parco. “Il Parco sporgerà denuncia verso ignoti e attiverà tutte le azioni utili affinchè il responsabile paghi per l’azione commessa. Il Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato ha attivato le indagini, intensificando i controlli già assidui sul territorio. Ho chiesto una linea dura affinché questo crimine non resti impunito”.“La preoccupazione è grande soprattutto perché il territorio del Parco si contraddistingue per una importante popolazione di lupi e per la presenza di diversi individui di orso e questa vicenda getta un’ombra di paura sul loro futuro”. “Il Parco non resterà a guardare”, continua Di Nino “ho già dato disposizioni affinché vengano messi in campo tutti i sistemi di controllo del territorio, anche avvalendosi della tecnologia più innovativa, al fine di individuare il responsabile di questo reato” ed impedire che fatti di questo genere continuino ad accadere. Questo purtroppo è il secondo caso che si è registrato in poco tempo. Fortunatamente in precedenza il lupo è stato salvato. Questa volta non ha avuto via di scampo.

Appenino Patrimonio dell'UNESCO


L'Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo ha partecipato alla giornata di riflessione sui parchi nazionali che si è tenuta a Fontecchio (AQ) il 7 dicembre 2013. Qui di seguito il documento conclusivo di tale giornata nel quale, tra l'altro, si auspica l'inserimento del sistema parchi e delle aree protette abruzzesi nell'elenco dei monumenti naturali del mondo dell'UNESCO. 



Sicuri con la neve! 19 gennaio 2014.


SICURI CON LA NEVE! 19 gennaio 2014 - SICURI CON LA NEVE! Una giornata nazionale di sensibilizzazione e prevenzione degli incidenti tipici della stagione invernale, organizzata anche dal Cai. 

Tutti possono  partecipare gratuitamente Domenica 19 gennaio 2014, si terrà una giornata nazionale di sensibilizzazione e prevenzione degli incidenti tipici della stagione invernale; valanghe, scivolate su ghiaccio, ipotermia ed altro ancora saranno i temi d’interesse. La giornata nazionale 'SICURI CON LA NEVE' è parte del progetto d'insieme 'SICURI in MONTAGNA', per prevenire, in ogni stagione, gli incidenti invitando a frequentare la montagna in modo attento. Con il progetto SICURI in MONTAGNA, da oltre un decennio, il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, il Club Alpino Italiano con le  Scuole d’Alpinismo e Scialpinismo, le Commissioni e Scuole Centrali di Escursionismo, Alpinismo Giovanile, Fondoescursionismo, il Servizio Valanghe Italiano, la Società Alpinistica F.A.L.C., Enti ed
Amministrazioni che si occupano di montagna, promuovono queste iniziative che mirano alla prevenzione degli incidenti in montagna. La stagione invernale presenta dei rischi peculiari che sono messi in evidenza dagli incidenti che, purtroppo, di anno in anno si ripresentano; tutto ciò non interessa solo gli appassionati di sci alpinismo ma anche chi ama sciare in neve fresca, fare escursionisti con racchette, utilizzare moto slitte. Le lezioni e le dimostrazioni previste con tecnici e istruttori, aiutano la crescita personale e consapevole, estiva o invernale, imparando a conoscere meglio i pericoli oggettivi e soggettivi evidenziando come molti incidenti avvengono per impreparazione, imprudenza e perché si sottovaluta il rischio. Negli anni passati le giornate di SICURI CON LA NEVE hanno fatto registrare una preoccupante situazione che denuncia, inequivocabilmente, diffuse carenze a livello della preparazione personale, della valutazione del
rischio e dell’uso dell’attrezzatura d’auto soccorso; in questo senso risulta di fondamentale importanza far crescere la consapevolezza personale accompagnata da un indispensabile bagaglio tecnico. Per la sicurezza in montagna i divieti (che non possono intervenire dovunque e comunque) vanno affiancati da una riconosciuta azione di educazione permanente e dall'adozione di efficaci autoregole. Il 19 gennaio 2014, in varie località d'Italia, si darà vita a momenti di coinvolgimento aperti a tutti gli appassionati, sciatori ed
escursionisti, che desiderano ricevere informazioni o approfondire le proprie conoscenze sulla frequentazione in sicurezza della montagna innevata anche attraverso prove pratiche e dimostrative. L’invito alla partecipazione agli eventi del 19 gennaio è volutamente esteso anche ai giornalisti e agli operatori della comunicazione per divulgare un’informazione adeguata al tema ed efficace alla prevenzione degli incidenti. Di sicurezza in montagna e delle norme di comportamento basilari è sempre bene parlarne e riparlarne, per non abbassare mai la guardia e diffondere un'educazione sempre più capillare e mirata affinché un'esperienza
del tempo libero non si trasformi in un doloroso intervento del'soccorso alpino'. Per conoscere le iniziative in programma e le località interessate dalla manifestazione, basta consultare i siti web di riferimento che saranno
Per informazioni:
ABRUZZO - M. Pratello - Roccaraso = stand informativo - convegno
   Antonio Crocetta 346-5009564 - Luigi Caterina 340-4500617 -  cnsas.sasa.pres@pec.it

mercoledì 8 gennaio 2014

COMUNICATO STAMPA 07-01-2014 - Lupo morto a Poggio Picenze.

                COMUNICATO STAMPA 07-01-2014

E’ di oggi la notizia del ritrovamento di un esemplare di lupo maschio morto a Poggio Picenze (L’Aquila), in un campo nei pressi della zona industriale di Varranoni. Con molta probabilità l’animale è stato investito da un'auto nella notte.
Negli ultimi 6 mesi sono stati una decina i lupi morti sulle strade dell'Aquilano, e molti esemplari sono vittima anche di atti di bracconaggio nel Parco Nazionale d’Abruzzo e non solo.  Colpi di fucile,  lacci, trappole, rischiano  di decimare la popolazione di lupo appenninico.
Questo magnifico essere vivente, oggetto di tutela e protezione, viene ucciso perchè è considerato pericoloso per le greggi e per l’uomo. Tale falsa convinzione è  frutto di antichi retaggi culturali e della scarsa conoscenza della specie. Emblematiche sotto questo punto di vista sono le favole ed i racconti che hanno da sempre visto il lupo come l’ animale malvagio  per eccellenza.
“Cappuccetto Rosso”, “I tre porcellini” , il “Pierino” di una fiaba russa musicata da  Prokof'ev devono sempre confrontarsi con il lupo cattivo:  e se si va più indietro nel tempo non è possibile non ricordare la fiaba “il lupo e l’agnello” di Fedro.
Ma il lupo è cattivo solo nelle favole! Ed il timore verso questo animale ha radici ancestrali e rappresenta la paura per ciò che non riusciamo a comprendere. Infatti  il lupo, elusivo e misterioso per sua stessa natura,  è in realtà il baluardo della fauna appennica e non solo. Si riporta qui di seguito una riflessione sull’argomento del Prof. Mauro Furlani, Presidente della Federazione Nazionale Pro Natura.

Dott. Piera Lisa Di Felice
Coordinatore Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo

Il Lupo: presenza ingombrante o possibile risorsa?
Le numerose uccisioni di lupi che si susseguono in Italia, le ultime in Maremma, impongono una maggiore e più efficacie prevenzione e repressione di questi atti criminosi ma anche una riflessione sul fenomeno..
Questa specie, negli anni  ’80 era ridotto ad un centinaio di individui, lungo la dorsale appenninica, di nuclei sparsi e separati gli uni dagli altri.
Anche se probabilmente il numero all’epoca poteva risultare sottostimato, certo la sproporzione con il numero di cani vaganti, randagi e inselvatichiti era ed è anche tutt’oggi enorme. 
Un contributo importante per migliorare la situazione va accreditata all’operazione San Francesco, promosso  negli anni ’80 dal prof. Franco Tassi,  all’epoca Direttore del Parco d’Abruzzo. Questa operazione così efficace anche dal punto di vista mediatico è riuscita ad arginare il declino numerico e soprattutto a diffondere nella popolazione un’immagine positiva di questo predatore .
Al successo dell’espansione numerica e dell’areale del Lupo hanno contribuito la forte trasformazione antropica che ha spopolato le aree più impervie degli Appennini , e la grande plasticità ecologica e trofica della specie frutto anche di migliaia di anni di convivenza a contatto con l’uomo.
Paradossalmente sono stati gli stessi cacciatori, involontariamente, con  l’introduzione a fini venatori e la successiva grande diffusione, soprattutto di cinghiali, ma anche altri ungulati, a creare risorse trofiche altrimenti non disponibili.
In questi anni abbiamo seguito con molto interesse e grande soddisfazione questo evento naturale, sottovalutando la ricomparsa di antichi conflitti con le popolazioni residenti e soprattutto con gli allevatori che inevitabilmente subivano dei danni da questa presenza. Danni che si sono andati a sommare con ben altri problemi a cui il mondo della pastorizia ha dovuto affrontare. Dunque chi meglio del Lupo poteva essere usato come capro espiatorio di una situazione già difficile?
A ciò si aggiunga il fatto che spesso i danni imputati ai lupi sono riconducibili anche a troppi cani vaganti e spesso anche agli ibridi che costituiscono una seria minaccia per le popolazioni di Lupi presenti. Cani vaganti e ibridi, entrambe facce dello stesso problema, la cui complessità è stata sottovalutata.
Allo stato attuale da dove cominciare per affrontare una situazione nuova? Non più quella di adottare strategie per salvaguardare una popolazione al limite dell’estinzione, ma al contrario di gestire una specie in espansione e che inevitabilmente incrementa il conflitto con gli operatori nel territorio.
Da questo punto di vista non si parte da zero. Numerose esperienze, anche con un certo grado di successo sono state sperimentate e altri progetti sono in fase di sperimentazione: da quelle di far uso di cani di guardiania, selezionati ed addestrati allo scopo, a quelli di aiutare economicamente gli allevatori ad allestire allevamenti con strutture di protezione efficaci. Utile potrebbe anche essere quello di rivalutare i prodotti, carni, formaggi ecc. provenienti da aree di accertata presenza di Lupo.
Se prevalesse la sola componente emotiva, così come appare, e non facessimo uno sforzo per un approccio laico e razionale, probabilmente non riusciremo a limitare le uccisioni così come purtroppo sta oggi accadendo.
La gestione del Lupo non può prescindere dal difficile quanto inevitabilmente tentativo di dialogo almeno con quella parte del mondo della pastorizia meno preclusa da pregiudizi e ostilità.
A nostro parere appare inefficace come unica arma di contrasto, quella di affidare alla semplice repressione dei crimini di uccisione di lupi. Sarebbe strategicamente perdente, come in certe realtà sta accadendo, lasciare la questione in mano allo schiamazzo populista di alcuni improvvisati politicanti i quali cercano di cavalcare il malcontento in cambio di qualche meschino interesse personale.
Altrettanto controproducente sarebbe esorcizzare il problema relegandolo alla sola sfera etica.
Le normative internazionali le leggi nazionali impongono giustamente di considerare il Lupo una specie prioritaria. Affrontare  il problema significa non relegarlo al rapporto lupo-pastore ma affrontarlo anche dal punto di vista economico. Dovrà essere l’intera società a farsi carico, anche economicamente, di una specie che giustamente, per il valore scientifico, ecologico e simbolico, è di grande importanza anche per l’intera collettività. Per questo i danni da esso causati dovranno essere rapidamente accertati e risarciti, così come dovranno essere incentivate tutte quelle strategie efficaci, non cruente, per limitare i danni.

Prof. Mauro Furlani, presidente Federazione nazionale Pro Natura                                                                

lunedì 6 gennaio 2014

Il Lupo: presenza ingombrante o possibile risorsa?

Il Lupo: presenza ingombrante o possibile risorsa?

Le numerose uccisioni di lupi che si susseguono in Italia, le ultime in Maremma, impongono una maggiore e più efficacie prevenzione e repressione di questi atti criminosi ma anche una riflessione sul fenomeno..
Questa specie, negli anni  ’80 era ridotto ad un centinaio di individui, lungo la dorsale appenninica, di nuclei sparsi e separati gli uni dagli altri.
Anche se probabilmente il numero all’epoca poteva risultare sottostimato, certo la sproporzione con il numero di cani vaganti, randagi e inselvatichiti era ed è anche tutt’oggi enorme. 
Un contributo importante per migliorare la situazione va accreditata all’operazione San Francesco, promosso  negli anni ’80 dal prof. Franco Tassi,  all’epoca Direttore del Parco d’Abruzzo. Questa operazione così efficace anche dal punto di vista mediatico è riuscita ad arginare il declino numerico e soprattutto a diffondere nella popolazione un’immagine positiva di questo predatore .
Al successo dell’espansione numerica e dell’areale del Lupo hanno contribuito la forte trasformazione antropica che ha spopolato le aree più impervie degli Appennini , e la grande plasticità ecologica e trofica della specie frutto anche di migliaia di anni di convivenza a contatto con l’uomo.
Paradossalmente sono stati gli stessi cacciatori, involontariamente, con  l’introduzione a fini venatori e la successiva grande diffusione, soprattutto di cinghiali, ma anche altri ungulati, a creare risorse trofiche altrimenti non disponibili.
In questi anni abbiamo seguito con molto interesse e grande soddisfazione questo evento naturale, sottovalutando la ricomparsa di antichi conflitti con le popolazioni residenti e soprattutto con gli allevatori che inevitabilmente subivano dei danni da questa presenza. Danni che si sono andati a sommare con ben altri problemi a cui il mondo della pastorizia ha dovuto affrontare. Dunque chi meglio del Lupo poteva essere usato come capro espiatorio di una situazione già difficile?
A ciò si aggiunga il fatto che spesso i danni imputati ai lupi sono riconducibili anche a troppi cani vaganti e spesso anche agli ibridi che costituiscono una seria minaccia per le popolazioni di Lupi presenti. Cani vaganti e ibridi, entrambe facce dello stesso problema, la cui complessità è stata sottovalutata.
Allo stato attuale da dove cominciare per affrontare una situazione nuova? Non più quella di adottare strategie per salvaguardare una popolazione al limite dell’estinzione, ma al contrario di gestire una specie in espansione e che inevitabilmente incrementa il conflitto con gli operatori nel territorio.
Da questo punto di vista non si parte da zero. Numerose esperienze, anche con un certo grado di successo sono state sperimentate e altri progetti sono in fase di sperimentazione: da quelle di far uso di cani di guardiania, selezionati ed addestrati allo scopo, a quelli di aiutare economicamente gli allevatori ad allestire allevamenti con strutture di protezione efficaci. Utile potrebbe anche essere quello di rivalutare i prodotti, carni, formaggi ecc. provenienti da aree di accertata presenza di Lupo.
Se prevalesse la sola componente emotiva, così come appare, e non facessimo uno sforzo per un approccio laico e razionale, probabilmente non riusciremo a limitare le uccisioni così come purtroppo sta oggi accadendo.
La gestione del Lupo non può prescindere dal difficile quanto inevitabilmente tentativo di dialogo almeno con quella parte del mondo della pastorizia meno preclusa da pregiudizi e ostilità.
A nostro parere appare inefficace come unica arma di contrasto, quella di affidare alla semplice repressione dei crimini di uccisione di lupi. Sarebbe strategicamente perdente, come in certe realtà sta accadendo, lasciare la questione in mano allo schiamazzo populista di alcuni improvvisati politicanti i quali cercano di cavalcare il malcontento in cambio di qualche meschino interesse personale.
Altrettanto controproducente sarebbe esorcizzare il problema relegandolo alla sola sfera etica.
Le normative internazionali le leggi nazionali impongono giustamente di considerare il Lupo una specie prioritaria. Affrontare  il problema significa non relegarlo al rapporto lupo-pastore ma affrontarlo anche dal punto di vista economico. Dovrà essere l’intera società a farsi carico, anche economicamente, di una specie che giustamente, per il valore scientifico, ecologico e simbolico, è di grande importanza anche per l’intera collettività. Per questo i danni da esso causati dovranno essere rapidamente accertati e risarciti, così come dovranno essere incentivate tutte quelle strategie efficaci, non cruente, per limitare i danni.


Mauro Furlani, presidente Federazione nazionale Pro Natura