Lo staff di Pro Natura Abruzzo

Lo staff di Pro Natura Abruzzo

sabato 27 agosto 2016

Nuovo assalto contro i pini di Pescara.

COMUNICATO STAMPA DEL 27-08-2016
FORUM H2O-WWF-CONALPA-FAI-ITALIA NOSTRA-PRO NATURA-LEGAMBIENTE

L'amministrazione di Pescara prima "promuove" convegni e progetti volti alla tutela dei pini poi attiva le motoseghe e condanna a morte proprio i pini d'Aleppo, pini storici, identitari della città di Pescara!



  Pino di Aleppo condannato in Via Vespucci

Si è costituito il movimento "salviamo i pini di Pescara". Associazioni e cittadini si stanno coordinando per mettere in campo azioni di contrasto allo scellerato progetto del comune.
Questa mattina si è svolta in via Vespucci la conferenza stampa delle associazioni ambientaliste, partecipata anche da tanti cittadini residenti indignati per il progetto del comune di Pescara di abbattere una serie di pini d'Aleppo lungo via Vespucci. 
il piano del comune prevede tagli dissennati un po' in tutta la città. da sopralluogo stamattina gli esperti delle associazioni hanno visionato gli esemplari "condannati" sommariamente a morte senza alcuna concertazione con le associazioni ( come invece più volte promesso dall'assessore al verde Laura Di Pietro) , convocate inutilmente ieri mattina per ricevere solo la comunicazione dell'inizio dei lavori di abbattimento previsto per il prossimo lunedì 29 agosto.
  Pino di Aleppo condannato in Via Vespucci

L'amministrazione di Pescara disconosce persino un convegno, di livello nazionale, organizzato all'Aurum nel mese di maggio dalle associazioni CONALPA E PRONATURA, fortemente voluto dagli amministratori, cui hanno contribuito anche tutte le associazioni; convegno durato 7gg dove hanno partecipato esperti regionali e nazionali sull'ambizioso progetto " Pescara città dei pini" , riconoscendo il pino d'Aleppo come Pino identitario e di grande valore storico e paesaggistico. Una visione lungimirante da cui è derivata una carta tecnica per la tutela del pino. tutto questo sembra non avere più senso perché la maggior parte delle piante che saranno abbattute sono proprio i pini d Aleppo storici, dall' aspetto sano su cui non sono stati fatti approfondimenti strumentali. Se ne decreta la morte con una analisi speditiva senza possibilità di approfondimento. ci si nasconde dietro una presunta "urgenza" che non pare proprio esserci. nel lontano 1 settembre 2015 il Comune di Pescara aveva avviato un “Affidamento”, a firma del Responsabili di Settore e di Servizio, per la verifica del rischio, pericolosità e stabilità di 950 alberi nel territorio comunale. Il 5 ottobre ( un mese dopo) veniva formalizzato l’incarico per il servizio a Agrofor Consulting con inizio dei lavori in data 9 dicembre 2015 (tre mesi dopo) mentre i rilievi diagnostici sono stati eseguiti a partire dal giorno 22 aprile 2016 (circa sei mesi dopo). Dopo altri 4 mesi, a fine agosto, ci si ricorda di informare i cittadini e le associazioni e si ritiene di non poter concedere neppure 15 giorni per l’esame dei documenti (che assurdamente non sono stati resi pubblici) e per la presentazione di eventuali proposte alternative. Si continua a dichiarare "pericolo imminente di caduta" di un gran numero di alberi ma il contratto stipulato nel settembre 2015 (un anno fa!), dettato appunto da una "urgenza", non ha previsto neanche una data di consegna! se ci fosse stata "urgenza" e "pericolo Imminente" si sarebbe dovuto mettere una scadenza a brevissimo tempo non un anno! Ma si nega alle associazioni ( convocate il giorno prima delle operazioni di taglio) il tempo minimo necessario per leggere e valutare la relazione!


 Pino di Aleppo condannato in Via Vespucci

Una città come Pescara che ha un fiume (il più grande e importante della regione) "biologicamente morto", il mare ricco di batteri fecali, i cassonetti diventati delle micro discariche, le strade dissestate, la riserva Dannunziana abbandonata, case con tetti fatiscenti in eternit ( largo Baiocco) , decide ora di depauperare per sempre anche il suo patrimonio arboreo. Il "green table" di cui tanto si vanta di aver istituito l'assessore al verde, è un enunciato VUOTO. Nelle città virtuose il "tavolo verde" rappresenta un luogo permanente fiduciario di relazione e di confronto fra l'amministrazione comunale e le associazioni che rappresentano i cittadini.

 Pino di Aleppo condannato in Via Vespucci

È' evidente che non c'è interesse nè alcuna programmazione, c'è solo una politica "dell'apparenza" che opera solo a danno dei beni pubblici.
Facciamo appello ai cittadini di partecipare al movimento "salviamo gli alberi di Pescara" intanto segnalandoci l'inizio dei lavori di abbattimento delle piante, partecipando alla raccolta firme che si sta organizzando in tutte le zone interessate dai tagli e alle prossime azioni che metteremo in campo. il numero da chiamare è 333 8391147 .

domenica 5 giugno 2016

PESCARA CITTA’ DEI PINI

PESCARA CITTA’ DEI PINI
La conservazione e lo sviluppo del verde e la tutela del Pino di Aleppo devono iniziare dalla  progettazione di una città “a misura d’albero”

Le radici identitarie della Città di Pescara affondano saldamente nel Pino d'Aleppo, una specie arborea  simbolo di un paesaggio culturale che si è delineato nel corso dei secoli e che ha disegnato panorami e vedute.
Un albero, il Pinus halepensis, che appartiene intimamente alla nostra storia abruzzese e al nostro litorale adriatico, così come è emerso dal ciclo di eventi “La Pineta d'Avalos ed i Pini di Pescara”, organizzato  da Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus, Federazione Nazionale Pro Natura e Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo, coinvolgendo le più prestigiose Associazioni ecologiste abruzzesi Archeoclub Pescara, FAI Pescara, Italia Nostra Pescara, WWF Chieti-Pescara, Mila donnambiente, Pescara Tutela/Selfie,  SIA (Società Arboricoltori Italiani), Federazione degli Ordini dei Dott. Agronomi e  Dott. Forestali d’Abruzzo, l'Ordine degli Architetti della Provincia di Pescara e patrocinato dal Comune di Pescara. In questo ambito  le pinete litoranee abruzzesi sono state illustrate sotto l'aspetto naturalistico, storico, artistico, paesaggistico, tecnico e di gestione, con la partecipazione di botanici, biologi, architetti paesaggisti, dottori agronomi e  dottori forestali  oltre a storici ed esperti di beni culturali.
Molti gli spunti di riflessione che sono nati da questo evento.
In primo luogo la conservazione del “Paesaggio Culturale” disegnato  dai boschi litoranei, dalla vegetazione tipica  e dai pini di Aleppo va promossa e realizzata attraverso una gestione sistematica del verde urbano che superi emergenza e occasionalità,  fondando le proprie politiche su adeguati strumenti di programmazione e gestione del settore. Tutto ciò presuppone una costante collaborazione multidisciplinare tra gli esperti nel campo paesaggistico, forestale, e della progettazione del verde urbano e l’attivazione di piani di assetto, di monitoraggio e di gestione del verde che consentano di perseguire contestualmente obiettivi di garanzia della sicurezza e della incolumità dei cittadini, insieme alla definizione dei caratteri ambientali, paesaggistici e spaziali del verde urbano.
La  vicenda dell’abbattimento dei pini di Aleppo in Via Regina Margherita a Pescara e la situazione di gestione della  Pineta dannunziana sono il risultato di un progressivo  smarrimento  della memoria storica, di una prassi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio arboreo non corretta e, infine, di una mancanza di partecipazione alle scelte che attengono alla valorizzazione delle bellezze naturali e culturali di Pescara.
Il ciclo di eventi “La Pineta d'Avalos ed i Pini di Pescara” , rappresenta un passo nella direzione del recupero delle radici identitarie della Città, attraverso un'azione comune e condivisa. Il futuro è quello di attivare adeguate forme di coordinamento tra l'Amministrazione Comunale,  gli esperti che operano nel settore del verde e del paesaggio,  le Associazioni di tutela ambientale,  i portatori di interesse  per una corretta gestione del patrimonio verde, naturalistico e paesaggistico che abbia come obiettivi il recupero del volto della “Bella Pescara” e l’impegno per rendere Pescara città resiliente, all’altezza, cioè, delle sfide che i cambiamenti climatici impongono  alle compagini urbane.
A tal fine è fondamentale che il Comune ripensi e rafforzi le strutture del settore, preveda nei propri bilanci adeguate risorse finanziarie, si impegni, nella progettazione e attuazione delle opere pubbliche, a dare il giusto ruolo al verde ai fini della riqualificazione e rigenerazione urbana. Occorre che gli elementi naturali, a partire dagli alberi, siano riscattati dal ruolo marginale, ancillare ed esornativo che abitualmente ad esso è affidato. E’ necessario, infine, che si istituisca una consulta permanente per il verde in cui, accanto a  esperti altamente qualificati, botanici, agronomi, forestali, paesaggisti, storici del paesaggio, studiosi di beni ambientali,  siano presenti  rappresentanti delle  associazioni di protezione ambientale: scopo di tale  consulta è quello di operare in collaborazione con l’Amministrazione e i tecnici comunali per il miglioramento del verde e del paesaggio storico-naturalistico cittadino e per trasformare Pescara in un vero “Comune virtuoso”. Questa consulta deve articolarsi in un livello tecnico, capace di dialogare durante il corso dei lavori ed un livello rappresentativo delle realtà associative che interloquisca con Giunta e Consiglio in sede di assunzione delle scelte.
L’obiettivo deve essere la partecipata redazione di un “Piano Regolatore del verde urbano”, inteso come uno strumento di conformazione del territorio, che costituisca una delle “reti” con la quale riorganizzare  la città. La questione del verde va declinata in chiave di elemento strutturante la conformazione urbana, modificando anche le scelte urbanistiche in contrasto con l’esigenza di preservare e riconnettere corridoi ed aree di naturalità.
In particolare, la tutela e conservazione dei pini di Aleppo deve iniziare nella progettazione della città e in una nuova gestione intelligente e professionale del verde cittadino. Gli  alberi di pino non vanno  sbrancati, potati drasticamente,  soffocati dal cemento e dall’asfalto,   costretti in aiuole piccole con terreni compattati. Gli alberi di Pinus halepensis ,e tutti gli altri esemplari arborei presenti nel contesto urbano, devono essere gestiti con professionalità valide e con arboricoltori certificati. Le potature errate e la distruzione dello spazio vitale degli alberi sono la prima causa del degrado e della morte delle alberature cittadine.
Gli edifici e gli altri manufatti antropici devono plasticamente adattarsi agli alberi e agli spazi verdi e non viceversa. L’albero deve essere il protagonista della progettazione paesaggistica e non può rappresentare un arredo o un semplice accessorio verde.
Passando poi alla Riserva Naturale Regionale Pineta dannunziana, il riscatto dall’attuale condizione di degrado e  il recupero della memoria storica devono rappresentare la base per un’ efficace gestione, i cui ritardi sono ormai non più ammissibili. E' necessario intraprendere una politica di rinaturalizzazione e di riqualificazione ambientale tenendo presente che l’oggetto di intervento è una riserva naturale, con i compiti ad essa attribuiti dalle leggi regionali in vigore e non un semplice parco pubblico. E’ necessario che tale consapevolezza sia fatta propria dai cittadini che potranno trovare in questo scrigno di naturalità non solo occasioni di svago e di salubrità ma anche di crescita culturale e di sensibilità ambientale. D’altra parte molti endemismi propri della Pineta sono stati perduti, molte specie particolarmente sensibili sono fortemente minacciate con un generale impoverimento della biodiversità della riserva. Molte specie caratterizzanti l’antica selva litoranea sono oggi a gravissimo rischio di estinzione, ormai confinate  in alcuni piccoli siti della Riserva:  a mero titolo esemplificativo citiamo  Mirthus communis, la Smilax, il Ramnus alaternum, il Pistacia lentiscus, Cistus. Il Pino di Aleppo, in tante situazioni soffocato e compromesso da condizioni di degrado antropico, rischia di scomparire a scapito di specie infestanti ed aliene. D'altro canto la politica di rimboschimento all’interno dell’area protetta è stata eseguita nel corso degli anni passati senza tener conto degli ecotipi, piantando  il Pinus pinea, per noi alloctono,  invece che il Pinus halepensis, autoctono.   Per invertire l’attuale condizione di trascuratezza di una delle maggiori risorse naturalistiche e identitarie del nostro territorio non sono più procrastinabili alcuni adempimenti, stabiliti peraltro dalla legge istitutiva della Riserva stessa quali:
-          l’approvazione del Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Naturale Regionale Pineta dannunziana Pineta dannunziana nella delimitazione esistente; ciò non esclude la redazione di varianti al Piano a seguito di pur condivisibili ampliamenti dei confini dell’area protetta;
-          l’istituzione del Comitato di gestione della Riserva, composto da esperti e   professionisti di alto livello, al fine di dare piena attuazione agli obiettivi della pianificazione della Riserva ;
-          La nomina del Direttore della Riserva, figura indispensabile per garantire la gestione accorta ed esperta dell’area protetta;
-          L’istituzione di una sede adeguata per la promozione delle attività scientifiche, culturali, didattiche e turistiche della Riserva Naturale;
-          L’assunzione di impegni perché in tempi certi si pervenga alla riunificazione del comparto 5 al ¾, con la deviazione del consistente traffico di attraversamento e la riduzione drastica delle superfici attualmente impermeabili.
Un ruolo fondamentale deve avere la comunicazione mediatica, che abbia come primo obiettivo la pacificazione tra i cittadini e il patrimonio arboreo della città. L’educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado deve incentrarsi anche sulla conoscenza del valore storico-naturalistico del Pino di Aleppo nel paesaggio pescarese ed abruzzese.
Si auspica che,  con una costante collaborazione tra Enti, esperti ed  associazioni,   le radici identitarie della “Bella Pescara” non siano sepolte dalla cementificazione e dal degrado ma  possano finalmente rinvigorirsi e crescere rigogliose,  nutrite da una “buona politica” del territorio.
A partire dalla Riserva Dannunziana, dalla riqualificazione delle aree golenali dei corsi d’acqua, in primis della Pescara, dei relitti boschivi e del verde attrezzato o agricolo, delle alberature stradali, dei giardini pubblici e privati, è necessario che Pescara individui e rafforzi la propria rete di spazi di naturalità, che progetti una efficace rete ecologica capace di contribuire alla crescita della qualità urbana, in termini di salubrità, efficienza biologica, socialità e bellezza.
Un ruolo fondamentale devono avere i  corridoi ecologici, unificando e non isolando i vari angoli verdi della città a partire dalla Riserva Naturale regionale e dalla “via del fiume Pescara”.  Le alberature urbane, se ben gestite, possono compiere un ruolo considerevole di corridoio ecologico portando al miglioramento della biodiversità ed a un ampliamento della “Foresta Urbana”,  con tutti i suoi benefici sulla salubrità dell’aria e sulla mitigazione dell’”isola di calore”. 
La proposta delle Associazioni organizzatrici e partecipanti al ciclo di eventi “La Pineta d'Avalos ed i Pini di Pescara” è quella di denominare ufficialmente Pescara come “La città dei Pini”: sarebbe questa  una consacrazione di un paesaggio storico ed un passo fondamentale per il recupero dell'identità della Città. Solo con un'adeguata consapevolezza di ciò che è stato possiamo costruire il domani: perché noi siamo “figli di ieri e padri di domani...”

Le associazioni organizzatrici dell’evento:
Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus
Federazione Nazionale Pro Natura
Organizzazione Regionale  Pro Natura Abruzzo
in collaborazione con:
Archeoclub Pescara
FAI Pescara
Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali d’Abruzzo
Italia Nostra Pescara
Mila donnambiente
Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Pescara

Pescaratutela/Selfie

giovedì 25 febbraio 2016

Il Governo Renzi tenta di svuotare la normativa di tutela degli Habitat

Il Governo Renzi tenta di svuotare la normativa di tutela degli Habitat

Il Governo Renzi sfida l’ Unione Europea in materia di salvaguardia degli Habitat naturali e dell’avifauna selvatica
Come noto, infatti, la direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, e la flora ha avviato e comportato la realizzazione della Rete Natura 2000, mediante l’individuazione dei siti di importanza comunitaria (S.I.C.) e delle zone di protezione speciale (Z.P.S.)  ai sensi della direttiva n. 09/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica. 
Stabilisce poi, all’art. 6, comma 3°, che “qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad 
altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell'opinione pubblica”.
L’Italia ha provveduto a darvi attuazione con il D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i.    Nello specifico, l'art.  5, comma   8°, disponeva testualmente: “l'autorita' comp
etente al rilascio dell'approvazione definitiva del piano o  dell'intervento acquisisce preventivamente la valutazione di incidenza, eventualmente individuando modalita' di  consultazione  del pubblico interessato dalla realizzazione degli stessi".
Ora l’art. 57, comma 2°, della legge 28 dicembre 2015, n. 221 testualmente stabilisce: “le disposizioni dell'articolo 5, comma 8, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.  357, e successive modificazioni, si applicano esclusivamente ai piani.
E’ una bella furbata, visto che è del tutto evidente la sottrazione dello svolgimento della necessaria, preventiva e vincolante riguardo tutti gli interventi ricadenti in aree S.I.C. e Z.P.S. in palese violazione della disciplina comunitaria.
Ed è una furbata che può costare molto cara.
Infatti, già nel 2014 la Commissione europea – Direzione generale “Ambiente” ha aperto la procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI[1] “diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell'articolo 6 della direttiva Habitat a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di valutazione di incidenza ambientale in aree S.I.C. e Z.P.S.
In seguito la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche europee – Struttura di missione per le Procedure di infrazione ha coinvolto (nota n. 3253 del 27 marzo 2015) i Ministeri competenti e la Conferenza permanente Stato – Regioni – Province autonome riguardo le ulteriori contestazioni e richieste delle Istituzioni europee. 
La Commissione europea – DG Ambiente ha già evidenziato, in particolare, carenze qualitative nelle relazioni di incidenza ambientale, carenze nelle procedure di V.INC.A., elusioni, mancanza di trasparenza, scarso coinvolgimento degli enti di gestione di S.I.C./Z.P.S., carenze nei riscontri dell’effettivo rispetto delle conclusioni della procedura di V.INC.A., carenze di professionalità nella predisposizione delle relazioni di incidenza ambientale, assenza di sanzioni per il mancato rispetto della normativa e delle conclusioni della procedura di V.INC.A.
Ora la furbata peggiora le cose.
Le associazioni ecologiste Federazione nazionale Pro Natura e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno chiesto (20 febbraio 2016) alla Commissione europea e alla Commissione “petizioni” del Parlamento europeo di esaminare le nuove disposizioni di cui alla legge n. 221/2015 per verificarne la rispondenza alla normativa comunitaria in materia di salvaguardia degli Habitat e dell’avifauna selvatica. Il rischio ora è quello dell’apertura di una procedura di infrazione per violazione della normativa comunitaria sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora (direttiva n. 92/43/CEE) e, in conseguenza di eventuale sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia europea, di una pesante sanzione pecuniaria a carico dell’Italia (e per essa alle amministrazioni pubbliche che hanno causato le violazioni), grazie soprattutto a omissioni o pressapochismo in materia di tutela ambientale, nonostante le tante istanze ecologiste
Che cosa accade in questi casi?
Se non viene rispettata la normativa comunitaria, la Commissione europea – su ricorso o d’ufficio – avvia una procedura di infrazione (art. 258 Trattato U.E. versione unificata): se lo Stato membro non si adegua ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione  può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna con una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.
Si ricorda che le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione.    
Fino a qualche anno fa le sentenze della Corte di Giustizia europea avevano solo valore dichiarativo, cioè contenevano l’affermazione dell’avvenuta violazione della normativa comunitaria da parte dello Stato membro, senza ulteriori conseguenze.    Ora non più.    
Attualmente sono ben 91 le procedure di infrazione aperte contro l’Italia dalla Commissione europea. Di queste addirittura 20 (quasi un quinto) riguardano materie ambientali.
L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.).
Ovviamente gli amministratori e/o funzionari pubblici che hanno compiuto gli atti che hanno sostanziato l’illecito comunitario ne risponderanno in sede di danno erariale.
Bruxelles è molto più vicina di quanto possiamo pensare.
Il Governo Renzi, le Giunte regionali, gli Enti locali riusciranno a capirlo in tempo?
p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus   e   Federazione nazionale Pro Natura
Stefano Deliperi

[1]  nell’ambito della procedura di indagine sono state considerate ipotesi di violazione della normativa comunitaria diversi casi oggetto di ricorsi inoltrati dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, spesso insieme alle associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia, E.N.P.A., WWF.  Precisamente:
* calendario venatorio regionale sardo 2012-2013 e calendario venatorio regionale sardo 2013-2014 in assenza di procedura di V.INC.A. pur prevedendo la caccia anche entro S.I.C. e Z.P.S. (nota prot. n. ENV.D.2/LS/vf/EU-Pilot/6730/14/ENVI del 15 luglio 2014);
* caccia con appostamenti fissi a ridosso del S.I.C. e Z.P.S. “Torbiere del Sebino, sul lago d’Iseo (BS, BG) in assenza di procedura di V.INC.A. (nota prot. n. ENV.D.2/LS/vf/EU-Pilot/6730/14/ENVI del 15 luglio 2014);
* attività addestrative nei poligoni militari di Capo Teulada (Teulada, CA) e di Torre Veneri (Lecce) nei due S.I.C. “Isola Rossa e Capo Teulada” e “Torre Veneri” in assenza di procedura di V.INC.A. (nota prot. n. ENV.D.2/LS/vf/EU-Pilot/6730/14/ENVI del 15 luglio 2014);
* interventi di messa in sicurezza delle gallerie minerarie dismesse di Sa Duchessa, Su Corovau, Reigraxius, Barraxiutta, Macciuru (Domusnovas, CI), effettuati mediante opere in muratura con aperture minime e assolutamente insufficienti per la protezione di popolazioni di varie specie di Chirotteri e Anfibi, in assenza di adeguata di procedura di V.INC.A. (nota prot. n. ENV.D.2/LS/vf/EU-Pilot/6730/14/ENVI del 15 luglio 2014).
Nel 2015 sono state aggiunte nove vicende analoghe di mancanza di procedure di V.INC.A. in varie regioni italiane, fra cui l’ampliamento dell’aeroporto di Cagliari-Elmas.


--
Gruppo d'Intervento Giuridico onlus    
Via Cocco Ortu, 32 - 09128 Cagliari

Vogliamo veder condannato il bracconiere di Lupi!

Vogliamo veder condannato il bracconiere di Lupi!


Le associazioni ecologiste Federazione nazionale Pro Natura e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno provveduto (22 febbraio 2016) a denunciare alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Parma e di Monza (dove ricade il Centro produzione televisivo Mediaset) l’ignoto bracconiere di Lupi fra i protagonisti del servizio televisivo andato in onda nel corso della trasmissione Le Iene del 16 febbraio 2016.

Qui il video “Quando il Lupo diventa una minaccia”, di Veronica Ruggeri, girato nell’Appennino Parmense, dove vi sarebbe una vera e propria pretesa invasione di Lupi. Nel video compare un ignoto bracconiere che si vanta di aver ucciso almeno 15 esemplari di Lupo con modalità particolarmente crudeli (mediante un amo).

In realtà, il ritorno del Lupo sull’Appennino Parmense, ormai a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, costituisce un importantissimo arricchimento della biodiversità e la fondamentale forma naturale di contenimento degli ungulati, in particolare il Cinghiale (Sus scrofa).

Il servizio televisivo andato in onda è criticabile per molti versi, in ogni caso l’uccisione di un Lupo (Canis lupus), specie particolarmente protetta, è sanzionata penalmente (art. 30, comma 1°, lettera b, della legge n. 157/1992 e s.m.i.), mentre “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”  ai sensi dell’art. 544 bis cod. pen.

La situazione del Lupo in Italia è certamente migliorata nel corso degli ultimi anni[1] proprio grazie alle normative di tutela e alle varie iniziative di contrasto della predazione del bestiame domestico finanziate con fondi comunitari e nazionali.  Tuttavia nel solo periodo 2013-2015 sono stati uccisi da bracconaggio (40,8%) e incidenti vari (45,6%) almeno 115 esemplari. E un altro grave rischio è rappresentato dall’inquinamento genetico.

Altro che assurde proposte di riapertura della caccia al Lupo sotto qualsiasi forma!

Le associazioni ecologiste Federazione nazionale Pro Natura e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus auspicano che la magistratura inquirente accerti al più presto identità dell’ignoto bracconiere ed eventuali complicità, perché sia sanzionato in modo esemplare.


p. Federazione nazionale Pro Natura e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

mercoledì 27 gennaio 2016

Pro Natura Abruzzo e Co.N.Al.Pa. Onlus contro la variante di Toto Spa.

Fermare l'assalto alle Sorgenti del Pescara.
Pro Natura Abruzzo e Co.N.Al.Pa. Onlus contro la variante di Toto Spa.

Le sorgenti del Pescara a Popoli - Foto di Alberto Colazilli

Le associazioni ecologiste Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo e Co.N.Al.Pa. Onlus si schierano contro il progetto di Toto Spa della variante del tratto autostradale A25 Cerchio - Bussi sul Tirino che va a minacciare le Sorgenti del Pescara, una delle più belle e famose riserve naturali d'Abruzzo e del Centro Sud Italia. Secondo gli esperti naturalisti si tratta di un vero e proprio assalto a uno dei paesaggi simbolo del nostro Abruzzo verde oltre che al più importante bacino imbrifero d'Italia. Il progetto di Toto vorrebbe abbreviare di circa 30 km il percorso dell'autostrada dei Parchi Pescara-Roma però senza guardare al fortissimo impatto ambientale sui territori interessati oltre che a i danni a livello turistico su Popoli. Colpire la Riserva Naturale significherebbe distruggere per sempre un importantissimo centro di attrazione del turismo naturalista con un indotto fondamentale per il Comune di Popoli.
Oltre al contraccolpo economico sulle varie realtà turistiche che operano intorno all'area protetta, il danno ambientale sarebbe incalcolabile. Un paesaggio estremamente pittoresco e amato da fotografi e naturalisti di tutta Italia e non solo sarebbe violentato dai piloni del viadotto della variante e dai tanti cantieri al seguito.
Le associazioni concludono che la Riserva non si tocca ed appoggiano con forza la Delibera di Giunta del Comune di Popoli. "Sacrificare un santuario della Natura per soli 30 km in meno sull'A25 testimonia come ci sia la volontà a non guardare in faccia a niente e a nessuno per quanto riguarda le grandi opere, senza nessuna coscienza e senza neanche riflettere su quello che si sta proponendo. Un progetto che ha dell'incredibile e che ci impegna tutti su un fronte unico e deciso".

venerdì 8 gennaio 2016

A Pescara servono più alberi e giardini per combattere inquinamento e smog

 A Pescara servono più alberi e giardini per combattere inquinamento e smog

L'organizzazione regionale Pro Natura Abruzzo e il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus intervengono in merito alle problematiche dell'inquinamento a Pescara




Il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus e l'Organizzazione Regionale Pro Natura Abruzzo intervengono in merito alla difficile situazione dell'inquinamento e dello smog a Pescara che continua a rimanere  allarmante con disagi per la popolazione. Per combattere le polveri sottili e lo smog non basta solo una riorganizzazione generale del traffico cittadino con targhe alterne o incentivi per i mezzi pubblici ma bisogna investire moltissimo e con qualità sulla  progettazione e realizzazione di spazi verdi e sulla valorizzazione delle alberature cittadine ripensando la pianificazione urbanistica sul modello di una "città verde".
Di recente stati fatti importanti studi sia in ambiente anglosassone che in Italia in merito all'efficacia degli alberi nella lotta all'inquinamento.
Secondo i ricercatori dell’University of Southampton, i cui studi sono stati pubblicati sulla rivista Landscape and Urban Planning è stato stimato che a Londra gli alberi rimuovono ogni anno tra le 850 e le 2.100 tonnellate di Pm10. Uno studio condotto dai ricercatori americani nel 2010 ha scoperto che gli alberi e le foreste degli Stati Uniti hanno rimosso 17,4 milioni di tonnellate di inquinamento atmosferico con effetti positivi sulla salute umana valutati in 6,8 miliardi di dollari. Tale studio è stato pubblicato sulla rivista Enviromental Pollution.
Il CNR-Ibimet, Istituto di Biometeorologia di Bologna, ha invece effettuato numerosi esperimenti in merito alle specie arboree anti-inquinamento che possono essere utilizzate con successo in ambienti urbani e lungo arterie stradali particolarmente trafficate e inquinate. Le principali caratteristiche che rendono un albero  spazzino delle polveri sottili e gas inquinanti risiedono nelle foglie: grandezza degli stomi  che immagazzinano i gas inquinanti e presenza di peli (cere e tricomi) che risiedono nella pagina inferiore della foglia e che trattengono il particolato che viene poi dilavato dalle piogge. Quindi gli ecoservizi degli alberi sono importantissimi per migliorare la salubrità dell'aria e la salute dei cittadini.
I principali alberi anti-inquinamento che possono essere usati in ambiente urbano sono: bagolaro (Celtis australis), biancospino (Crataegus sp.), tiglio (Tilia cordata e plathyphyllos), platano (Platanus sp.), acero campestre (Acer campestris), acero riccio (Acer platanoides), acero di monte (Acer pseudoplatanus), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), ontano nero (Alnus glutinosa), gelso nero (Morus nigra), gingko (Gingko biloba), orniello (Fraxinus ornus), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), leccio (Quercus ilex), melo da fiore (Malus "everest"), mirabolano (Prunus cerasifera), ciliegio selvatico (Prunus avium), sambuco (Sambucus nigra), olmo comune (Ulmus minor), Cerro (Quercus cerris), Liriodendron (Liriodendron tulipifera), Carpino bianco (Carpinus betulus). 
Per quanto riguarda le siepi è stata fatta una lista di specie arbustive che possono essere utilizzate per creare pareti verdi da combinare alle alberature sopracitate: l'agrifoglio (Ilex aquifolium), il viburno (Viburnum tinus; viburnum lucidum), corbezzolo (Arbutus unedo), photinia (Photinia sp.), alloro (Laurus nobilis), ligustro (Ligustrum lucidum), eleagno (Eleagnus sp.).
"A Pescara", concludono le associazioni, "negli anni lo  sviluppo urbanistico ha notevolmente ridotto le aree verdi. Inoltre le arterie stradali presentano delle alberature che sono state colpite da potature non eseguite a regola d’arte, che hanno indebolito la struttura degli alberi ed loro potenziale ecoservizio contro l'inquinamento. Un importante risultato nell’abbattimento delle polveri sottili può essere dato da  una gestione arborea di qualità:   messa a dimora di tantissime nuove piante( scegliendo specie resistenti), realizzazione di siepi sempreverdi e boschi urbani di biocompensazione , promozione  di terrazzi, tetti verdi e progetti di verde verticale”.


Rassegna stampa